Sostituire l’amore all’odio, la solidarietà alla concorrenza, la cooperazione fraterna per il benessere di tutti alla ricerca esclusiva del proprio benessere; questo è quello che vogliono gli anarchici. Ma l’odio più o meno larvato, la rivalità, il sospetto fra tutti gli uomini, l’incertezza e la paura per tutti sono il prodotto di questa società: non è possibile combatterlo senza cambiare radicalmente l’organizzazione della società, attraverso l’abolizione della proprietà privata della terra, delle materie prime e degli strumenti di lavoro e attraverso l’abolizione del Governo e di ogni potere che faccia la legge e la imponga agli altri.
Ma l’odio non è solo un prodotto della cattiva organizzazione sociale, è anche un risultato delle politiche dei governi che si sono succeduti in questi anni. Dietro l’austerità, dietro i tagli lineari, dietro le cifre sul reddito, sulla disoccupazione, sulla sanità e sui servizi sociali c’è la vita quotidiana di milioni di persone, che si va riempiendo ogni giorno di più di incertezza, di miseria, di sofferenza che si trasforma in odio quando gli strumenti per cambiare lo stato attuale delle cose sembrano sfuggire dalle mani.
Il Governo e gli organi d’informazione al suo servizio usano spregiudicatamente questo odio, e lo alimentano indirizzandolo a proprio vantaggio, aizzando gli sfruttati gli uni contro gli altri. E’ così che la disoccupazione diventa un’arma per mettere i giovani contro i vecchi, gli indigeni contro gli immigrati, e nascondere la causa prima, la volontà di arricchimento delle classi privilegiate, a danno degli sfruttati. Nel regime capitalistico la produzione è organizzata per il profitto individuale dei capitalisti. Le misure dei governi accentuano questo carattere, togliendo i lacci legali allo sfruttamento senza freni degli operai e del territorio; piuttosto che favorire il soddisfacimento, come sarebbe naturale, nel miglior modo possibile i bisogni delle popolazioni.
L’odio diviene uno strumento di potere: il governo e le forze politiche istituzionali, impegnate a nascondere la crisi del sistema, aizzano l’odio contro i fannulloni, gli immigrati, i garantiti. Sono loro a occupare i posti destinati ai giovani, sono loro che occupano le case destinate ai senza casa, che riempino le liste di attesa nelle ASL e così via. E’ così che l’odio generato dalla cattiva organizzazione sociale, dalle sofferenze risultato della politica del governo, nasconde la cause effettive, nasconde il fatto che la disoccupazione è provocata dal supersfruttamento degli occupati, dal prolungamento dell’età pensionabile, che la mancanza di case è il risultato della speculazione edilizia, che le code nelle ASL, negli asili, nei servizi sociali sono il risultato dei tagli operati dai governi.
La sconfitta del movimento operaio, l’incapacità di riprendere il terreno della lotta di classe, porta con sé il diffondersi delle ideologie reazionarie e fasciste; l’azione dei gruppi che si rifanno a quelle ideologie è favorita, protetta dai governi e dalle polizie, è finanziata dai capitalisti per dividere gli sfruttati e metterli gli uni contro gli altri. Allo stesso modo viene alimentato l’atteggiamento nazionalista: si sostiene che la crescita economica porterà l’aumento dell’occupazione e quindi il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori; ma la crescita economica ha bisogno di materie prime, che si trovano all’estero, e di mercati esteri; quindi porta al conflitto con gli altri paesi, che hanno le stesse mire: dal confronto economico si passa a quello diplomatico e infine allo scontro armato. La crescita economica, oltre allo scontro con le altre potenze imperialistiche, porta al peggioramento delle condizioni dei lavoratori, al supersfruttamento e alla disoccupazione.
Quello che sta accadendo dimostra il fallimento del capitalismo: una crisi inarrestabile che porterà ad un aumento dello sfruttamento del proletariato e dell’ambiente, cioè genererà le condizioni per nuove e più gravi crisi; una spietata politica governativa, volta a saccheggiare i risparmi, i diritti, la salute dei ceti popolari a vantaggio delle classi privilegiate: i ricchi sempre più ricchi, gli sfruttati sprofondati in un abisso di miseria, di sofferenza, di morte.
Per sostituire all’odio l’amore dobbiamo cambiare radicalmente l’organizzazione sociale, dobbiamo riorganizzarci, impegnarsi nella costruzione di organismi di massa che uniscano tutti i disoccupati, e organizzino disoccupati e occupati. La teoria e la propaganda da sole non bastano: a volte, la comprensione dei meccanismi sociali che generano le sofferenze umane ci porta a sottovalutare la responsabilità personale degli sfruttatori, dei governanti. Chi non si schiera oggi dalla parte degli sfruttati è complice di questa società ingiusta, di questa società assassina. Dobbiamo dire con chiarezza che non si esce dalla crisi solo con le occupazioni delle case, gli orti urbani e le iniziative autogestite; è ora che paghino i ricchi! E’ ora che paghino per i morti sul lavoro, per i morti per l’inquinamento, per le malattie, le sofferenze che questo sistema costruito a loro esclusivo vantaggio provoca. Ed è ora che la lotta sia indirizzata a vantaggio di tutti, di fronte ai veri obiettivi. Non possiamo aspettare che le masse si muovano se non sappiamo cogliere nell’odio che serpeggia e si va sempre più diffondendo nella società l’appello alla lotta, se non siamo in grado di indirizzarlo verso i veri nemici, verso i veri obiettivi. Non possiamo lasciare che venga strumentalizzato dal ceto politico, neanche da quello antagonista. E’ ora di smettere di aspettare che le masse si muovano, è ora di muoversi sugli obiettivi di tutti, di partecipare, di agitare, di organizzare.
I soldi ci sono e la crisi è creata apposta per imporre ai lavoratori condizioni da schiavi. Se i lavoratori, i precari, i disoccupati sapranno ribellarsi, se metteranno in pericolo l’ordine pubblico, se faranno paura ai privilegiati e ai governanti i soldi sortiranno fuori e si creeranno nuove occasioni di lavoro. La lotta avrà creato le premesse per nuove conquiste. Altrimenti la catena dello sfruttamento, della schiavitù si stringerà sempre di più.
Gli anarchici non aspirano a guidare, non aspirano ad essere avanguardia di nessuno: all’interno della società divisa in classi, gli anarchici sono la minoranza agente per la costruzione di una nuova società. Ma per essere minoranza agente dobbiamo agire, altrimenti ci ridurremo ad essere minoranza aspettante.